lunedì 21 febbraio 2011

Sugerimenti di lettura

Per avere un'idea sulla fenomenologia profetica è molto utile leggere un po qualche introduzione. Ho trovato il primo capitolo di una introduzione di facile lettura scritta per G. Ravasi (I profeti, Milano 1986) qui
e anche l'introduzione ormai clasia di Alonso per chi si difende in spagnolo qui

Fenomenología del evento profetico

Fenomenologia del evento profetico in Israele.
Per capire cosa sia un profeta è molto utile fare uno sguardo agli elementi emersi in alcuni testi sui profeti.
-          Dt 18,9-22: La legge sui profeti. Sono personaggi presi dal popolo, diversi degli indovini dei popoli circondanti. Della loro bocca esci la parola di Dio. C’e un elemento di dubbio sulla sua veracità: soltanto l’adempimento delle sue parole può chiarire se sono veri o falsi.


  • -          Vengono chiamati veggente (1Sa 9,9; 1Cr 29,29) o visionario (Am 7,12; Mi 3,5-7). Si mescola  in alcuni testi il concetto di oracolo e quello di visione (Ez 7,26; Isa 1,1; Abd 1,1; Nah 1,1; Zac 1,8). Sembra di avere un sostrato nel quale il profeta ha una capacita di “vedere” (cosi in modo trascendente quanto inmanente) in collaborazione con la sua capacità di parlare (cosi Is 30,10).
  • -          Uomo di Dio (1Sa 2,27; 1Sa 9,6; 1Re 12,22; 2Re 1,9.12). Sottolinea un vincolo particolare con la divinità. Il fatto di aggire con potenza e autorità lascia in un secondo piano la dimensione del parlare. È un termine assente nei profeti posteriori.
  • -          Nabi: È il termine più usato. La radice potrebbe avere un senso primigenio vicino alla dazna (vincolato a l’esperienze di stati alterati di coscienza). Si aplica a Abrahamo (Gen 20,7) e Mose (Ex 15, 20) che sarà il profeta più grande proprio per essere il trasmetitore della Torah. Si presenterà como istituzione paralela al sacerdote È quello che parla e quello a qui Dio parla. Si applica anche a chi fa questo mestiere senza essere del popolo (Num 22.14; 1Re 18,19-40). Nel profetismo preclassico si radunnano in gruppi (bene nebiim =/i figli dei profeti” = 1Sa 10,5; 19,20), soffrono esperienze statiche (2Re 3,15), esprimono il loro mesaggio con parole e anche con gesti simbolici (1Re 11,29; Jer 13,1). Parlano le parole del Signore

Organizazione del Corpus Profetico

La organizzazione del canone ebraico vincolava i profeti alla Torah, come i libri che fanno risuonare la voce della Torah, ciò è, la voce udita da Mose nel Horeb
La Bibbia Cristiana vincola i profeti ai vangeli, sottolineando negli oracoli profetici la dimensione di anticipo della venuta del Messia.

Secondo la estensione del lbro, si possono dividere in profeti maggiori e minori, terminologia trovata in Agostino (“Isaias propheta non est in libro duodecim Prophetarum, qui propterea dicuntur minores, quia sermones eorum sunt breves, in eorum comparatione, qui maiores ideo vocantur, quia prolixa volumina condiderunt;” De Civ Dei XVIII,29)

La tradizione ebrea distingue i libri dei profeti anteriori (Gs, Gdc, Sam, Re) e i libri dei profeti posteriori (Is, Ger, Ez, XII)

Finalmente possiamo anche distinguere i personaggi che appartengono alla profezia classica (o bene profeti scrittori) de quelli precedenti, i profeti preclassici. In questa distinzione si evidenzia un altro tempo della profezia: quella presente nelle comunità cristiane (Ap 19.10; Rom 12,6; 1Cor 12,10).